mercoledì 15 agosto 2007

Spogliare una donna (e svilire la fotografia) per qualche euro in più



Queste mie brevi riflessioni hanno preso spunto dalla rubrica “Lettere al Direttore” curata da Vittorio Zucconi sul sito web del quotidiano La Repubblica. In particolare, la mia attenzione è stata destata dalla risposta ad un lettore che chiedeva come mai sul sito del quotidiano francese “Le Monde”, non vi fossero tante “belle donne discinte” come invece appaiono quotidianamente sul sito di Repubblica. La pronta risposta del direttore è stata che “forse i francesi preferiscono vedere le gambe del loro presidente mentre fa jogging”, aggiungendo, per terminare, che “chacun à son goût”. Imbattibile. Ma non è finita qui. Qualche tempo addietro, ad una lettera da parte di una lettrice che si rallegrava di poter sfogliare il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine senza incappare continuamente in donne poco vestite, seguì una risposta assai piccata in cui il giornale fu definito, più o meno, noioso per quel suo stile austero.
Come il direttore Zucconi sa bene, il quotidiano francese Le Monde dedica ampio spazio alla fotografia, sia nella versione cartacea che sul proprio sito web. Ciò deriva da una profonda cultura fotografica molto radicata nei nostri cugini d’oltralpe, che hanno sempre riservato alla fotografia un posto di primo piano nel panorama artistico. Basti ricordare l’esistenza di importanti musei nella capitale francese e nel resto della Francia interamente dedicati all’arte di Niépce, Talbot, Doisneau, Cartier-Bressons e di tanti altri. Ampi sono gli articoli e le foto-gallerie dedicate ad importanti mostre allestite non soltanto sul territorio francese, che per la loro importanza meritavano di essere illustrate e discusse. Illustrate e discusse in quanto fotografie, in quanto opere di artisti, non per le modelle nude eventualmente ritratte.
Credo che nella redazione del quotidiano francese, così come quello tedesco, siano tutti ben coscienti che sia possibile fare del buon giornalismo e riuscire a vendere le proprie notizie, spingendo i lettori interessati a visitare il proprio sito online, senza farcire il tutto con una serie di novelle che nulla hanno a che fare col giornalismo, che riguardi, quest’ultimo, l’ultima crisi di governo, le elezioni legislative nel Paese X, un recente fatto di cronaca nera o la presentazione di una esibizione di quadri o fotografie. Credo che siano tutti ben coscienti che sia possibile fare del buon giornalismo senza dedicare sempre più spazio a gallerie, i cui nomi spaziano più o meno da “I nudi allo specchio” a “Le modelle di John”, da “I ritratti senza veli di Margherita” ai “Corpi senza tempo…(e senza vestiti)”, e via discorrendo.
A chiunque abbia fatto notare l’ingombrante presenza quotidiana di gallerie simili è stato sempre risposto che si è liberi di scegliere se visitare o meno le suddette pagine e che ciò aiuta a vendere di più. Ecco il motivo principale per cui tanto spazio è dedicato a tali gallerie. Io credo che non vi sia affatto l’interesse, o che esso sia soltanto parziale, nella presentazione del lavoro artistico di un autore, ma che si punti fondamentalmente su quanto la foto di nudo possa attirare potenziali clienti e far quindi aumentare i possibili introiti. Tutto ciò è perfettamente legittimo. Vorrei però che tutto ciò fosse sempre tenuto presente e che si ironizzasse poco sulla presunta noia degli altri quotidiani, molti dei quali rivestono un ruolo di primo piano nella stampa internazionale. Non solo perché la noia può assalire il lettore-cliente di qualunque sito che mostri poca fantasia, ma anche perché una semplice domanda sorge spontanea: quanto contribuiamo, con tali comportamenti, all’immagine che noi italiani abbiamo delle donne (ed aggiungo della fotografia) se siamo pronti ad utilizzarle solo per attirare gli sguardi e vendere i prodotti? E se tali atteggiamenti vengono da persone che avrebbero materialmente la possibilità di imporre scelte differenti, saremo mai in grado di costruire un collettività dove la mercificazione del corpo femminile tende a svanire? Forse bisognerà chiederlo a Adrian Michaels.
PS: L'aggiornamento del blog riprenderà a settembre.