domenica 22 luglio 2007

Istruzione, cultura e politica


La cultura è l'unica cosa che possa rendere gli uomini davvero liberi.
Immaginare di intraprendere una qualsiasi riforma profonda della società italiana, credendo che sia sufficiente proporre ed approvare nuove leggi perché comportamenti virtuosi fioriscano e diventino la norma è puramente illusorio. Non faremo altro in questo modo che riempire le mensole di nuovi testi giuridici che con il passare del tempo si rivelerebbero per quello che sono: contenitori di sogni e molta polvere.
Immaginare, per citare un esempio, che una riduzione di qualche punto della pressione fiscale, possa generare un meccanismo che spinga tutti coloro che le tasse non le hanno mai pagate, o spesso evase, a divenire contribuenti modello, significa sottovalutare il problema, o addirittura volerlo ignorare coscientemente. Perché se è vero che esistono ambiti in cui una riforma legislativa potrebbe apportare benefici procedurali, con una conseguente semplificazione burocratica, la stessa cosa non potrà mai avvenire nella ricerca e nella ridefinizione di una nuova forma di convivenza civile, nella nascita in ciascuno di noi di una coscienza del ruolo che occupiamo nell'ambito di una collettività formata da una moltitudine di individui; ciascuno dei quali è portatore di esigenze ed interessi molteplici ma che devono avere come fine ultimo il benessere della società nel suo complesso.
Parafrasando l'economista scozzese Adam Smith, potremmo asserire che oggigiorno, in Italia, economia di mercato capitalista perfettamente organizzata, ogni individuo, lavorando per perseguire il solo proprio interesse ed il solo proprio benessere, contribuisce (essendone ben cosciente) soltanto alla propria ricchezza ed alla morte civile e sociale dei suoi simili, delle istituzioni repubblicane, e quindi della società nel suo complesso.

Una nuova Italia richiede un cambiamento profondo, in molti casi radicale”. E' quanto ha affermato Veltroni durante il suo discorso di investitura di candidato alla guida del nascente Partito Democratico al Lingotto di Torino. Ma come può avvenire questo cambiamento radicale? Siamo proprio certi che la colpa sia da ricercare nelle istituzioni spesso giudicate inadeguate e prive di mezzi giuridici per far si che l'interesse collettivo sia perseguito e tutelato? Oppure bisogna riconoscere che disponiamo nel nostro Paese di validi strumenti legali, e che ciò che manca e che degrada senza sosta il tessuto sociale ed il vivere collettivo è da ricercare altrove?
In un interessante saggio che raccoglie una serie di lezioni tenute all'università di Königsberg tra il 1776 ed il 1787, ed intitolato nella sua edizione francese “Riflessioni sull'educazione”, Kant afferma: «L'uomo può divenire uomo soltanto attraverso l'educazione. Egli non è nient'altro se non ciò che l'educazione fa di lui...L'uomo ha bisogno...della cultura che comprende la disciplina e l'istruzione.» Secondo Kant, «...la disciplina trasforma la parte bestiale dell'uomo in umanità...» ed è l'unico modo che l'uomo possegga per apprendere il rispetto delle regole e della legge. Ma l'educazione, che egli definisce un arte, «...non deve puntare ad educare sulla base dello stato attuale della società, ma rispetto ad un possibile futuro migliore...L'educazione dovrebbe essere migliore perché uno Stato migliore possa nascere...». Ma egli è cosciente di quanto difficile possa essere educare, se afferma che «...sono due le scoperte dell'umanità da considerare le più difficili: l'arte di governare gli uomini e quella di educarli...Ma da chi bisogna aspettarsi uno Stato migliore? Dai Principi o dal popolo? ...Se un migliore Stato della società deve essere stabilito dai Principi, allora è necessario che l'educazione di questi ultimi sia migliore...»
Ma governare un popolo che non sia disciplinato e tanto meno educato, risulterà ancora più complesso e pericoloso. Complesso per l'impossibilità che le leggi siano rispettate da tutti con disciplina e con la consapevolezza che soltanto tale rispetto possa operare per lo sviluppo di una società ugualmente di tutti. Pericoloso, perché il venir meno di tale osservanza, non farà altro che far sorgere una società in cui la sopraffazione del più debole si ergerà a norma.
Si è proprio certi che l'interesse dei Principi sia quello di governare un popolo capace di un'analisi critica e profonda dei provvedimenti da loro approvati ed imposti? Perché questo dovrebbe essere uno dei fini ultimi di una vera istruzione ed una vera cultura: fornire gli strumenti, diretti ed indiretti, perché ciascuno abbia le capacità critiche che gli permettano di comprendere ciò che davvero è fatto, o può essere fatto, nell'interesse della collettività e ciò che invece tende a difendere le rendite di gruppi che si muovono ed agiscono nel solo personale interesse. Questo vuol dire fornire i mezzi per potersi difendere ed agire costruttivamente per il proprio benessere e quello degli altri.
L'unica strada che lo Stato italiano possa percorrere perché ciò accada, perché davvero un nuovo tipo di cittadino possa nascere, ed una nuova coscienza collettiva di rispetto verso le istituzioni repubblicane ed il resto della società possa diffondersi è quella di riversare nel campo dell'istruzione tutte le risorse disponibili prioritariamente rispetto a qualsiasi altro campo d'intervento. Questa dovrebbe essere la priorità per chiunque decidesse di proporsi alla guida del Paese.
Mi si obietterà che tutto ciò richiede tempi molto lunghi e che non riguarderebbe che le generazioni future. Ma potremmo affermare che solo per questo dovrebbe essere considerato impossibile e quindi meritevole di essere accantonato? Sempre Kant, parlando di una repubblica, da lui definita, perfetta, governata ossia sulla base delle regole dettate dalle leggi, afferma « E' sufficiente che la nostra idea sia corretta perché essa non sia completamente impossibile, a dispetto di tutti gli ostacoli che si opporranno alla sua realizzazione ».
E' naturale immaginare soluzioni che costituiscano solo palliativi e che non forniscano i mezzi perché strade diverse e, si auspica, migliori possano vedere la luce? E' giusto continuare ad illudere il popolo, raccontandogli dell'esistenza di soluzioni miracolose?
Io credo invece che si debba cercare pazientemente di convincerli che il solo modo che essi hanno di uscirne è che siano loro a trovare la strada grazie ai mezzi che lo Stato si sarà preoccupato di fornirgli con un lungo e meticoloso percorso educativo.

3 Commenti:

Blogger Dario Bercioux ha detto...

Il problema principale delle democrazie moderne è l'uso che viene fatto delle parole. Queste sono utilizzate in modo tale da poter mettere una enfasi positiva o negativa sui concetti più vari.

Consideriamo l'esempio del concetto di "Stato". Viene in modo positivo inteso come la grande istituzione garante dei cittadini che bisogna difendere dagli attacchi della Mafia, del Terrorismo Rosso e Nero. Si dice sempre che in certi momenti "bisogna avere il senso dello stato" ed agire. E poi si ha l'interpretazione dello Stato come soggetto astratto che ha come unico scopo la perpetua ruberia a scapito dei poveri cittadini.

Questi due punti di vista stanno a sottolineare due diverse interpretazioni che corron via da quello che un bravo cittadino, un bravo politico, dovrebbero sempre affermare: lo Stato è l'insieme dei cittadini ed in quanto tale ognuno è tenuto al massimo rispetto dello Stato perchè questo equivale al rispetto di tutti i cittadini, dal vicino di casa all'operatore telefonico di Bressanone.

Questo dovrebbe essere un comune obiettivo per il futuro, "educare" -parafrasando ancora Kant - i cittadini tutti all'uso proprio dei concetti di collettività. Stato, tasse, rispetti delle leggi (equivalente al rispetto dello Stato) nell'ottica "rivoluzionaria" del rispetto del prossimo.

E' la figura di cittadino "educatore" dovrebbe ambire a essere futura classe dirigente del povero paese Italia ormai allo sfascio. Questo perchè molti, troppi, politici e presunti tali, dimostrano nelle loro azioni quotidiane (per non parlare delle pregresse) un senso di rispetto dello Stato che rasenta lo zero. Berlusconi non è il solo principe di questa categoria che vanta forti rappresentanti in tutti gli schieramenti politici.

La domanda importante da porsi è se nel nascente Partito Democratico queste figure siano veramente presenti. Veltroni è disposto a voltare pagina ed iniziare la stagione del dialogo tra istituzioni e cittadini o è intenzionato a proseguir e la costante guida dello Stato (e pertanto della collettività) unicamente mosso da disegni lontani dalle necessità dei cittadini (e pertanto dello Stato stesso). Il Partito Democratico sarà in grado di costruire una democrazia che parte del basso? L'obiettivo è di cruciale importanza, perchè senza democrazia dal basso non c'è alcuna speranza per i cittadini "educati" di esser parte attiva e ben partecipe della futura Italia.

PS Perchè non cambi i colori che è difficile leggere??

7 agosto 2007 alle ore 23:37  
Blogger Unknown ha detto...

Come ottenere il rispetto dello Stato, degli altri, della collettività tutta?
Il mio è un tentativo di sottolineare l'importanza della Scuola Pubblica, e dell'istruzione che può derivarne, come mezzo primario per l'insegnamento delle più basilari norme di rispetto degli altri in un ambito molto più ristretto come può essere una classe, un istituto; insegnare che esistono delle regole che coinvolgono una collettività i cui interessi vanno ben oltre la nostra semplice esistenza che non rappresenta altro che un piccolo tassello. Ecco perché credo nell'importanza primaria della scuola. Oltre naturalmente alla capacità che dovrebbe avere nel fornire quel corredo culturale che permetta di decifrare criticamente i comportamenti e quanto dagli altri viene proposto.

Naturalmente, anche in questo caso, non credo che ciò possa operare un miracolo se poi dall’altra parte si avverte la mancanza dello Stato e delle istituzioni preposte a far rispettare comportamenti propri di una collettività di individui. Ma quelle Istituzioni sono rette esattamente dalle stesse persone che costituiscono la collettività. Li chiamerei, citando Kant, i Principi. Ma allora bisogna aspettarsi una migliore educazione anche per loro, affinché le Istituzioni possano correttamente guidare lo sviluppo dello Stato e della collettività che rappresenta. Ma se non si ha coscienza dell’esistenza di regole, come è possibile che si chieda a qualcuno di rispettarle? Ripeto, in Italia, si hanno leggi magnifiche che non sono per nulla rispettate; e parlo di basilari regole di convivenza civile. In virtù di ciò, come si può anche solo immaginare che la situazione per la collettività possa migliorare approvandone di nuove?

Per quanto riguarda la candidatura a segretario del Partito Democratico (PD) di Veltroni, non credo assolutamente che la sua elezione, per quanto lo ritenga una persona capace, possa apportare un cambiamento profondo negli usi e costumi della politica italiana. Temo che si avrà soltanto una spartizione di potere, a livello nazionale, regionale e comunale, di teste provenienti dalla Margherita e dai Democratici di Sinistra. Gli apparati rimarranno gli stessi, le idee idem, i modi di affrontare il governo del Paese altrettanto. Mi auguro che vi sia uno shock salutare, magari con un grosso numero di persone che decideranno di votare per un candidato terzo che non sia espressione della situazione politica attuale.

9 agosto 2007 alle ore 12:46  
Blogger Dario Bercioux ha detto...

Si è vero che nella scuola si dovrebbe fare molto di più. Manca un rinnovamento della classe docente, mancano giovani insegnati capaci di buttarsi anima e corpo in tante piccole battaglie quotidiane.

Ma è anche vero che ormai l'insegnamento delle regole civili ormai è fatto sui mezzi di comunicazione. Ed infatti i risultati si vedono. La televisione propina ore ed ore di programmi spazzatura che non fanno altro che annullare tutte le regole base di civiltà.

L'apice della spazzatura lo si raggiunge non i notiziari e non con i reality show. Questi si sono ridotti ormai a blandi contenitori di notizie mancanti del ben più che minimo commento. E questo ha un grosso peso sulla pubblica opinione. Nel senso che non la forma affatto. Forse da un punto di vista tecnico-filantropico è la scelta migliore. Aspettare che lo spettatore si faccia una propria opinione. Ma poi si finisce nell'assurdo. Notizie come quelle sugli incendi nel meridione senza alcun commento sugli incendiari e una notizia "bruciata". E' pubblicità agli atti stessi. Mai un direttore di testata che assuma la responsabilità di dire che tali individui sono dei farabutti e che andrebbero messi in galera senza neanche passare per "il via". Per non parlare poi delle notizie di politica, dichiarazioni a catena senza utilità alcuna se non il rispetto della legge sulla par condicio. Siamo arrivati al punto che per un parlamentare è più grave il reato di opinione che non l'andare a puttane con i soldi della collettività.

Siamo ben oltre il fondo lo abbiamo superato e si continua a scavare.

Buona spalata a tutti.
http://bercioux.blogspot.com/

11 agosto 2007 alle ore 10:57  

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